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Alighiero Boetti, Minimum/ Maximum, Fondazione Cini

E un giorno Boetti fotocopiò il mondo

di Alessandra Mammì

Alighiero Boetti era maestro nell’inserirsi nel palinsesto del mondo e poi spettinarne le regole. Lo faceva ad esempio sfruttando il sistema postale  e spedendo lettere a destinatari sconosciuti per poi vedersele recapitare al mittente. Le poste all’epoca (anni Settanta) funzionavano bene e di 25 spedizioni solo 6 andarono perdute. Da tanto cartaceo viaggiare nasceva un’opera governata dal caso, dalla matematica e dall’organizzazione degli uomini che inconsapevolmente contribuivano ad allacciare nuovi fili  e aprire oblique prospettive e inedite visioni del mondo.

149424873788701000_resized“La testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione” diceva Picabia. Ma Alighiero andava oltre Picabia e riusciva  a far cambiare direzione anche agli oggetti  apparentemente più ottusi e passivi.

Una macchina per fotocopie  ad esempio, creatura dall’obbedienza cieca che nelle sue mani  diventa strumento per dare forma al mondo in modo del tutto imprevisto.

i pulcini

i pulcini

Alighiero andava pazzo per la macchina di fotocopie. Si entusiasmò all’idea di poter catturare grazie a lei, lo scorrere del tempo, di poter fermare l’impronta della storia , di scegliere e creare un racconto per immagini, una testimonianza del tempo che scorre.

All’inizio – siamo intorno al 1970- fotografava le cose. Alcuni oggetti, il suo volto, le mani dei figli e persino dei pulcini comprati al mercato che divennero poi una vera propria performance. Poi provò a fotocopiare anche la pioggia in diretta e  la macchina ne venne distrutta.

Passarono anni prima di un nuovo corpo a corpo con  una Rank Xerox che ottenne grazie a  un cambio opera. Ed è allora che Alighiero precedendo i social network decide di fotocopiare  da magazine, rotocalchi, quotidiani, pubblicità insomma da qualsiasi pezzo di carta comprese lettere  e telegrammi personali, cose e figure che in qualche modo lo interessano, ossessionato dall’idea che questo immenso materiale visivo fosse destinato a scomparire nel macero della carta.

Per salvarlo fotocopia migliaia di immagini e poi progetta di rilegare questa sua personale storia di amanuense fine millennio.  Così immagina libri rossi, del suo rosso speciale,  di cui ne fa in realtà solo 15 ognuno di 111 pagine. Li realizza tutti nel 1993 ma  grazie a un archivio che risale a molti anni prima. Ma la malattia gli impedisce di chiudere il ciclo.

Capture-d’écran-2016-04-25-à-19.55.54A tuffarsi ora nel mare magnum di quel mare di immagini nato  quando  Instagram era ancora nella mente di Dio, e a intuirne la potenzaè stata ora sua figlia: Agata Boetti cresciuta giocando con l’enigmistica del padre e i suoi paradossi  su cui ha scritto un bellissimo libro “ Il gioco dell’arte-con mio padre Alighiero”( Mondadori Electa). Insieme ad Hans Ulrich Obrist ha costruito un catalogo e allestito una messa in scena dove dalla bacheca con i 15 libri germina una intera sala dalle pareti interamente ricoperte di “fotocopie delle fotocopie” di Alighiero. Qui in flagrante compresenza,  si accavallano copertine di Vogue dedicate a Schifano, il fax di Agata che annuncia la nascita del nipotino, titoli di giornale, scene di film, inviti di mostre, lettere di collezionisti,  cover di riviste……una vertigine bianco&nero che racconta “come eravamo” sul finire del Novecento.unspecified

E  insieme a  loro il bravissimo Luca Massimo Barbero mette in scena una mostra di rari e meravigliosi lavori di Boetti, arazzi , ricami ,opere matematiche, Aerei, Biro, Mappe compreso un rotolo di dieci metri   di Bollini Colorati “Estate 70” ritrovato e restaurato. Bello anche il titolo molto boettiano “Minumum/Maximum”.

Succede a Venezia.Fondazione Cini. Progetto speciale della TornabuoniArt. Fino al. 12 luglio.E vale il viaggio.

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