Rispetto alla scena artistica torinese, AB rimane in disparte e realizza molte opere minimaliste: alcune, in particolare i lavori con impianto di luce che precedono di poco Ping Pong e Lampada annuale, sono state esposte solo recentemente tra il 2002 e il 2003; altre, selezionate dal gallerista Christian Stein, costituiranno il nucleo fondante della sua prima mostra personale nel gennaio del ’67.
“Nell’inverno ’65-66 ho preparato un’enorme quantità di lavori e progetti. Verso maggio ’66, persuaso dell’impossibilità di utilizzare oggetti d’uso comune, affronto nuovi lavori, astratti: delle linee per terra, due luci intermittenti, un pannello di plexiglas sospeso al soffitto, alcune pedane, dei pavimenti inclinati e persino un pozzo! Ma in questo mio bisogno di mettere le persone in situazione, persino di farle divertire, c’era ancora qualcosa che riguardava il teatro”.
Nel corso dell’anno AB comincia a frequentare le gallerie d’avanguardia di Gian Enzo Sperone e di Christian Stein, dove incontra alcuni giovani artisti torinesi, tra cui Mondino, Gilardi, Piacentino, Paolini e Pistoletto.
“Avevo rapporti con Pistoletto, e ogni tanto vedevo Gilardi e Piacentino, però non ero di quel giro. Oggi, vedendo le cose da lontano, si può dire che tutto sia uscito da quel gruppo. Anche Pascali, quando ha fatto la mostra dei Cannoni nel ‘66 da Sperone, è proprio a Torino che ha avuto più corrispondenza, e così per Fabro”.
Con Giulio Paolini invece s’instaura subito un rapporto di speciale sintonia che Paolini stesso ricorda così: “Io e Alighiero ci siamo conosciuti nel ‘66. Ci fu subito un rapporto particolare, diverso da quello tra colleghi che avevo con gli altri artisti torinesi. Con lui ci fu un’intesa più amichevole e confidenziale, più schietta”.