16 febbraio, la Galleria Marlborough di Roma presenta “Alighiero e Boetti”: vengono esposti Niente da vedere niente da nascondere (1969); 720 lettere dall’Afghanistan (1973-1974); un’opera a biro, Segno e disegno; Collo rotto braccia lunghe (1976) e la versione a inchiostro di Gary Gilmore (1977).
L’attenzione dell’artista è catturata dalle morti violente, da “un’immagine del dolore, nel contempo estatico e intollerabile”57: AB ricalca le sagome di Pasolini e di Gary Gilmore, condannato a morte che sceglie di non chiedere la grazia.
“Ho scritto per tre giorni di seguito, con la sinistra, la sua intervista, gli ultimi momenti, quando gli hanno infilato il cappuccio a forza, perché non potevano più guardarlo. Aveva la mia età.”
Nella stessa occasione presenta anche Orologio annuale (orologio da polso, edizione GEM Montebello numerata in duecento esemplari) ed è l’inizio di un altro rituale simile a quello dei Calendari avviato nel 1974, ovvero un nuovo appuntamento annuale con un “contatore” del tempo.
Tra febbraio e aprile a Zurigo, da Annamarie Verna, ha luogo una personale in due tempi. L’invito è una pagina in bianco e nero, con un dettaglio ripreso da Gli anni della mia vita del ’75. Le opere esposte nella prima fase sono l’insieme delle tavole della cartella Insicuro noncurante e un disegno inedito Vista dallo studio (composizione che diventerà Tracce del racconto nella mostra collettiva di San Remo nel dicembre successivo). Nella seconda sessione della mostra è esposta, da sola, l’opera a biro I sei sensi in undici fogli blu. Contemporaneamente, a Firenze, la Galleria La Piramide Multimedia presenta opere di AB essenzialmente su carta quadrettata, tra cui Autodisporsi e Alternando da uno a cento e viceversa che l’artista commenta in questi termini:
“Ho telefonato a un ragazzo di Milano e gli ho spiegato un sistema: quello di mettere cento quadrati da cento quadratini l’uno e di partire in alternanza, uno nero, due bianchi e così via. A questo punto mi ha spedito il foglio e il lavoro è finito e insieme cominciato. Per me così si annulla il problema della ‘qualità’: che questo lavoro venga fatto da me, da te, da Picasso o da Ingres, non importa. È il livellamento della qualità che mi interessa”.
Inoltre l’artista dispone l’esecuzione di una versione ricamata dell’opera: sarà una delle fasi di questo tema aritmetico, non l’ultima.
AB è impegnato con il disegnatore Guido Fuga al progetto di trittico Aerei:
“C’è una ditta torinese che ha messo in vendita una quadricromia a strisce di un paesaggio esotico a poco prezzo. Vorrei far qualcosa di simile: vorrei far disegnare a un collaboratore mille aerei su un foglio con un fondo più blu del presepio, aerei precisi con tutte le prospettive, con tutte le angolature, che provocano il desiderio. Deve essere un’esplosione!”.
Il 31 marzo, personale alla Galleria L’Ariete di Milano: tra le altre opere, i due recenti disegni Gary Gilmore e Collo rotto braccia lunghe (versione a inchiostro), Alternando da uno a cento e viceversa (disegno su carta quadretta), un lavoro postale. Nella sala adiacente, l’Ariete-Grafica presenta: l’Orologio annuale e l’“edizione” di quarantacinque esemplari per ognuno dei due piccoli ricami (Per nuovi desideri e Udire tra le parole) realizzati appositamente per la galleria.
È da notare che il termine “edizione” deve essere inteso in un’accezione specifica in relazione ad AB: si tratta infatti sempre di sequenze di esemplari unici, che lui stesso chiamava “multipli singoli” in quanto lavorati a mano e con caratteristiche inevitabilmente diverse, dalla colorazione al tratto. Questo vale non solo per i ricami, ma anche per altre tipologie di opere.
Inoltre, sempre nella Galleria L’Ariete, vengono esposti alcuni esemplari del manifesto stampato in offset Faccine. In proposito, la rivista “Data” (n. 26) pubblica l’immagine a piena pagina, con questa didascalia: “Manifesto di cm. 140×100, edito dalla Multhipla di Milano, e tirato in 5000 esemplari in bianco e nero. Alcuni di questi manifesti sono poi stati dati da colorare ai bambini della scuola Casa del Sole, e quindi esposti in galleria. Il manifesto bianco e nero in vendita in galleria costa L. 3000, quelli colorati dai bambini costano invece L. 5000”. Altri esemplari verranno poi affidati ad amici e collezionisti con l’invito a colorare il disegno.
In aprile, al suo undicesimo viaggio in Afghanistan, AB porta con sé per un mese il figlio Matteo di sette anni.
Al ritorno, in maggio, partecipa alla collettiva torinese “Arte in Italia 1960-1977” a cura di Barilli, Del Guercio, Menna, presso la Galleria Civica d’Arte Moderna, con l’opera Cimento dell’armonia e dell’invenzione. Il lavoro non è recente ma perfettamente consonante con il tema della sezione curata da Renato Barilli “Dall’opera al coinvolgimento”, imperniata sull’eredità del neodada fino all’Arte Povera e l’avvio del concettualismo italiano.
Scrive Barilli: “(…) Boetti si è già dedicato all’esame di certe possibilità seriali e combinatorie; però a differenza di quanto avveniva nella serialità di ispirazione minimale, le sue prevedono sempre l’intervento dell’altro”.
AB continua a predisporre sia opere a biro, in sequenze distribuite su diversi fogli (così ad esempio Seguire il filo del discorso, in cinque fogli), sia nuovi ricami per Kabul, di medie dimensioni (50 x 60 cm circa) con frasi lunghe e poetiche: Sandro Penna io vivere vorrei addormentato entro il dolce rumore della vita, Verificando il dunque e il poi se ne andò piano piano piano piano verso il canto di una pineta (citazione da Metastasio) oppure Ordine e Disordine, con scritta bianca su fondo nero.
7 ottobre, Centre d’art contemporain, Ginevra: nella mostra “Alighiero e Boetti” sono esposti una Storia naturale della moltiplicazione in undici pannelli, la sequenza di telegrammi Serie di merli disposti ad intervalli regolari lungo gli spalti di una muraglia, il disegno Gli anni della mia vita ed un ricamo bianco e nero Segno e disegno, con la scritta che si snoda a spirale, fino a concludersi con la O al centro.
Il 29 novembre, la Galleria Il Collezionista di Roma presenta il trittico Aerei, la mostra s’intitola esattamente “Alighiero Boetti in collaborazione con Guido Fuga disegnatore”. Le prime righe della recensione di Maurizio di Puolo traducono bene lo stupore generale che l’opera suscitò: “tre grandi cieli blu dove volteggiano centinaia di aeroplani. La galleria è vuota e solo, in una saletta illuminata a giorno, questo trittico assurdo porta una ventata di geniale pazzia. Non c’è titolo e gli autori sono sdoppiati, anzi triplicati; Alighiero, Boetti e Fuga”.
L’anno successivo, alla domanda di J.C. Amman circa il significato dell’opera Aerei, AB risponderà:
“Credo di averlo fatto perché oggi tutto mi appare simultaneo e contemporaneamente superficiale”.
In dicembre, nella collettiva “La traccia del racconto, 21 artisti italiani contemporanei”, Villa Comunale Ormond di Sanremo, AB espone Undici fogli Afgano- Etruschi (Le parole che uccidono) del 1976 e una seconda versione del disegno già esposto a febbraio a Zurigo sotto il titolo Vista dallo studio (d’ora in poi entrambe le opere avranno come titolo Tracce del racconto). Nel catalogo Corinna Ferrari scrive a proposito del rapporto di AB con i linguaggi: “All’assuefazione dell’uso si vuole contrapporre un’attenzione sottile, un’intuizione priva di pregiudizi, capace di riattivare l’apparenza dei segni e di cogliere, attraverso un sistema logico non scontato in partenza, i varchi, le aperture attraverso le quali i segni entrano in rapporto tra loro, o mutano registro. La predilezione di Alighiero per le mappe, le tavole geografiche e geometriche, i diagrammi, credo rifletta il desiderio di individuare i luoghi privilegiati in cui si effettuano questi spostamenti semantici”.