Il 1979 è l’anno sotto il segno del lutto e dell’instabilità personale. Tutto inizia con la perdita della madre, Adelina Marchisio, il 2 marzo e finirà con l’altra perdita, quella dell’Afghanistan tanto amato, invaso dalle truppe sovietiche in dicembre.
Inquieto circa l’andamento politico a Kabul, già il 17 febbraio spedisce a se stesso a Roma una lettera affrancata con il francobollo della nuova bandiera nazionale, tutta rossa. Al ritorno studia le possibilità (ma senza seguito) di far d’ora in poi ricamare i suoi arazzi in Italia o in Marocco. Intanto predispone l’esecuzione del grande ricamo bianco l’Albero delle ore.
A Kabul il One Hotel è in difficoltà; Dastaghir, il gestore, manda lettere allarmate (con altri francobolli eloquenti).
La salute di AB si deteriora, anche il suo umore. Partecipa senza entusiasmo a molte collettive che fanno il punto sulla situazione internazionale dell’arte concettuale tra Germania, Stati Uniti e luoghi pubblici a Milano e Bologna.
Il 5 maggio a Gavirate (Varese), “La festa dell’immaginario visivo”, a cura di Tommaso Trini: mostra personale che riesce a destare un forte interesse nell’artista e, parzialmente, a contrastare lo stato depressivo. In questa occasione AB sviluppa ulteriormente quei lavori da lui chiamati “personali collettivi” in collaborazione con tanti “ononimi” (anonimi/omonimi): come in precedenza per la personale alla Galleria l’Ariete, fa colorare da scolaretti locali le Faccine ristampate in una nuova edizione più piccola e in parte già colorata (a differenza del manifesto iniziale del ’77).
Riportiamo la lettera del sindaco dr. Oldrini del gennaio 1981, che accompagna la consegna dei manifesti ora colorati: “invio n. 26 manifesti colorati dai bambini delle scuole elementari di Gavirate, Voltorre ed Oltrona, in occasione della mostra tenutasi al Chiostro di Voltorre nell’anno 1979”. I fogli colorati dai bambini erano stati effettivamente esposti sotto i portici del chiostro, assieme ai due fogli “capostipiti” delle Faccine, precedentemente colorati dall’artista e dalla figlia Agata sull’edizione offset del ’77.
Nella mostra vennero anche coinvolti gli abitanti adulti del paese per disegnare i grafici di Alternando da uno a cento e viceversa. La lettera inviata loro da AB dice:
“Lei è uno dei cento cittadini di Gavirate a cui viene recapitata questa busta. Contiene un foglio stampato che rappresenta la centesima parte di un gran disegno. (…) Spero che lei voglia partecipare a questo lavoro collettivo che costituisce anche un progetto da realizzare in futuro come mosaico, o come arazzo da tessere, o come pavimentazione di un suolo pubblico a Gavirate (…) in attesa di partecipare insieme alla ‘festa dell’immaginario visivo’ la saluto molto cordialmente”.
Infine, tra le tante altre opere, è esposto per la prima volta Il Muro, opera avviata nel ’73, raccolta di “icone” private soggetta a continue aggiunte e trasformazioni.
“Tutte queste cose sono appese al muro della mia abitazione romana, staccate e riappese qui a Gavirate. Una foto con mio figlio Matteo a Kabul… Un pizzo per scrivere lo spelling del 1970, che, felice coincidenza, si compone di 49 lettere, il quadrato di 7… Classifiche e gerarchie di fiumi, mari, monti e/o altro. Telegrammi per ciechi, solo in America… Tessuti stampati, una serigrafia persiana, la cartolina spedita nel ’68 con i due gemelli A e B… Il lavoro di un sarto marocchino, un ritratto del ’69 fatto da Salvo, e un suo piccolo olio su legno, un disegno di Chia, di Tirelli etc. etc. Il desiderio di livellare ed unificare queste forme, questi diversi modi di fare…”.
In settembre trascorre il solito soggiorno autunnale in Afghanistan, affidando molti ricami, tra cui alcune Mappe, alle sue ricamatrici; ma sarà l’ultimo soggiorno e queste opere dovranno tornare tramite spedizione aerea, in certi casi dopo molte peripezie.
Prima dell’inverno allestisce nel suo studio con i figli Agata e Matteo il “Parco degli animali” o Zoo, opera del tutto casuale, allegra, ordinata quanto disordinata, colta per caso dall’obiettivo di Giorgio Colombo e pubblicata su “Casa Vogue” del gennaio 1980 con il commento dello stesso AB:
“Questi animali portano in sé il ricordo di milioni e milioni di loro predecessori e ricordano il tempo, quello antico, lento, anonimo, identico, immobile, invariato”.
Nel corso dell’autunno si susseguono altre mostre.
In ottobre, nella Galleria Plura di Milano viene presentata un’“edizione” in quaranta esemplari e cinque prove d’artista di Nove Quadrati: nove acquerelli interamente realizzati a mano, su carta filigranata appositamente realizzata da Rinaldo Rossi. Ogni foglio risulta dunque totalmente unico.
Il 30 novembre, al Castello Colonna di Genazzano, collettiva “Le stanze”, curata da Achille Bonito Oliva. AB è presente con due opere concettuali dei tempi dell’Arte Povera: Niente da vedere niente da nascondere del ’69, imponente scultura in ferro e vetro, e 1970, delicata composizione di pizzo a filet. Entrambe le opere sono basate sulla stessa quadrettatura.
Il 22 dicembre allo Stedelijk Museum di Amsterdam, nella rassegna dedicata a Gary Schum, il pioniere “video-curator”, AB propone il video in cui è documentata la sua performance di scrittura a due mani Giovediventiquattrosettembremillenovecentosettanta, che venne filmata da Gary Schum durante la mostra “Identifications 70”. “In several works which are even more concerned with the visualization of an idea (for instance Boetti and De Dominicis) the film-time is the same as real time”. La mostra sarà ripresa nel 1980 a Rotterdam, Colonia, Ghent, Vancouver e Toronto. Nel corso dell’anno, a partire dalla struttura speculare denominata Tra sé e sé, inaugurata con Regno animale del 1978, AB avvia una sequenza di opere su carta – con tecnica mista, collage, calligrafia e altro: nascono Regno musicale (dedicato alla madre), Regno delle carte e la composizione con l’inserimento della “scacchiera” Alternando da uno a cento e viceversa, che contiene il seguente commento, scritto a matita con la sinistra:
“(…) AEB scrissero pensando ad una grande pavimentazione in luogo aperto e pubblico passeggiando su lavagna e travertino – matematici e fantastici – ordine e disordine con l’eterno rincorrere tra aeb e bea, sorta di ping-pong (…)”.
Contemporaneamente ai ricami, nascono nuove opere a biro, concepite e preparate da AB ma tratteggiate da mani sempre diverse. Si tratta di nuove frasi e composizioni, che, oltre al blu o al nero, utilizzano gli altri colori propri delle penne biro, ovvero il verde e il rosso: Sragionare in lungo e in largo, Talvolta luna talvolta sole, Uno nove sette nove, Normale Anormale.
La stessa variazione cromatica (quattro colori industriali) viene applicata contemporaneamente agli Aerei con fondo tratteggiato a biro.
Ultimi giorni di dicembre: mentre i carri armati sovietici occupano Kabul, AB trascorre una vacanza malinconica con la famiglia nella Sicilia innevata.